Brovelli Miriam

 
Brovelli Miriam

nato nel 1936
Roma

5 Racconti

9.9 min
Un anno, era il 1968, Miriam era andata in vacanza a Castiglione della Pescaia insieme alla sorella. Lì, in spiaggia, avevano conosciuto una giovane di Roma, di origini siciliane, che ad un certo punto f raggiunta dal fratello che vista Miriam si ne innamorò. Il Natale successivo lei è venuta a Roma dalla sorella di lui. Poi lui è andato a passare il capodanno a Milano. Insomma non è passato un anno e i due si sono sposati. Miriam ricorda il matrimonio come un periodo felicissimo. Si è trasferta a Roma andando ad abitare a Garbatella. Una volta nati i figli, ha trovato da lavorare per un maglificio ma da casa perché il marito, da bravo siciliano, non consentiva che la moglie andasse fuori a lavorare. Da Garbatella, dopo lo sfratto, sono venuti ad abitare a Spinaceto dove Miriam abita tutt’ora col figlio dopo essere rimasta vedova.
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8.2 min
A quattordici anni Miriam è andata a lavorare in un maglificio dove lavorava otto ore al giorno. Ma era vicino casa, ci andava in bicicletta e riusciva anche a tornare per la pausa di pranzo. Miriam ha voluto imparare tutto, dal lavoro alle macchine per la tessitura dei teli di lana al lavoro sulle macchine per i pullover, alle rifiniture a mano di cuciture, occhielli e piccoli ricami. Verso i diciotto anni è andata a lavorare in Svizzera: aveva un permesso con cui attraversava il confine ogni settimana. Il venerdì tornava a casa. Poi, rispondendo ad un’inserzione, ha trovato lavoro da Krizia, a Milano, dove viveva già la sorella.
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4.1 min
La madre di Miriam faceva la maestra. Era una brava maestra ma non amava fare la moglie e la madre malgrado avesse fatto tanti figli uno dopo l’altro. A compensare cera la nonna che veniva da Lodi e che voleva essere chiamata mamma Mina. A Miriam ha insegnato tante cose ma era una donna molto severa. Miriam era stata tenuta a balia: all’epoca per le maestre e in generale per le donne che lavoravano, non c’era il periodo di maternità; appena partorito stavano una settimana a casa e poi tornavano a lavorare. E la madre di Miriam ha avuto un figlio dopo l’altro. Le balie venivano pagate non solo per allattare i bambini insieme ai figli che loro stesse avevano appena avuto ma anche per tenerli. I bambini finivano così per legarsi più alla balia che alla madre. Miriam ricorda infatti che quando è morto il padre, a cui era molto legata, solo vedendo la balia è riuscita finalmente a piangere.
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4.9 min
La casa era subito fuori dal paese, l’aveva costruita il padre. Era una senza troppe comodità, su tre piani c’era un bagno solo e d’inverno faceva moltissimo freddo. Non che non ci fossero i camini ma il padre non si dedicava molto alla casa e alla legna dovevano provvedere i bambini. Quindi si usava una stufa economica, di quelle rivestite in ceramica con le piastre in ghisa per cucinare, la caldaia per l’acqua calda e il tubo che correva lungo la parete e ci si attaccavano i panni ad asciugare.
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4.1 min
Della guerra Miriam ricorda poco, era troppo piccola. Ricorda la festa e i balli quando è finita ma ricorda anche che subito dopo ci furono cose brutte, specialmente verso le ragazze che erano state con i tedeschi. Si ricorda che giocava a nascondino e a campana e che oltre a loro fratelli che erano tanti, c’erano tanti altri bambini. Miriam ha fatto le elementari e poi l’avviamento professionale. Poi, a quattordici anni, è voluta andare a lavorare.
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