La Fondazione Musei Civici di Venezia
La Fondazione Musei Civici di Venezia è nata per valorizzare e rilanciare le potenzialità del sistema dei Musei Civici Veneziani, attraverso nuove e dinamiche forme di gestione. Alla Fondazione sono stati istituzionalmente affidati dal Comune di Venezia tutti i compiti di conservazione, studio, valorizzazione del patrimonio dei Musei e il loro articolato insieme di servizi culturali: ricerca, formazione, creatività, specializzazione, tutela e conservazione, divulgazione, didattica, comunicazione…. Al centro, per tutti, sono la qualità dell’offerta, l’attenzione alla domanda sociale, l’alta valenza educativa ed etica, nell’equilibrio economico.
Le sedi
Palazzo Ducale >>>
Museo Correr >>>
Torre dell'Orologio >>>
Ca' Rezzonico - Museo del Settecento veneziano >>>
Palazzo Mocenigo >>>
Casa di Carlo Goldoni >>>
Ca' Pesaro - Galleria Internazionale d'Arte Moderna >>>
Palazzo Fortuny >>>
Museo di Storia Naturale >>>
Museo del Vetro >>>
Museo del Merletto >>>
Le caratteristiche che rendono il sistema dei Musei Civici di Venezia uno dei più importanti d’Europa • È un insieme organico di sedi e collezioni di enorme valore artistico e storico • Comprende luoghi celebri nel mondo intero • Grande macchina di elaborazione e produzione culturale, conta su un’altissima frequenza di pubblico a livello internazionale richiamato dalle collezioni permanenti e dalle mostre temporanee • Nei musei si realizzano, inoltre, concerti, conferenze, laboratori, attività educative e si offrono attività formative a giovani laureati
I numeri • 11 sedi per oltre 40.000 m² di spazi • 10 secoli di architetture e decorazioni • più di 200.000 opere d’arte nelle collezioni e 2.000.000 di reperti naturalistici • 5 biblioteche specialistiche con 200.000 volumi • Centinaia di prestiti all’anno per mostre nei principali musei del mondo • Oltre 2 milioni di visitatori all’anno • Per numero di visitatori i Musei Civici di Venezia sono secondi in Italia, tredicesimi in Europa, diciottesimi nel Mondo
Venezia, le sconte e la città parallela
Trent'anni sono più che sufficienti per conoscere il dialetto, i comportamenti e i sentimenti delle persone, e com'è la luce di Cannaregio e com'è quella di Giudecca, e le "sconte", percorsi nascosti e paralleli. Alla città come è percepita dall'esterno ne è sovrapponibile un'altra, spostata di appena qualche grado a sinistra o a destra, la città delle "sconte", la città delle vie che percorrono i veneziani riconoscendosi al passo oltre che alla voce. In questa città tutta mentale e sentimentale ogni grande arteria accalcata di turisti ha al fianco una stradina rapida e fino a qualche tempo fa deserta; queste piccole calli sono una forma di dialetto la cui cadenza è un'andatura, una specie di lingua privata che i veneziani percorrono veloci. La città nascosta non è in un luogo definito, ma ovunque parallela, basta voltare l'angolo, basta mettersi di lato. Solo che non tutte le laterali sono "sconte", molte finiscono cieche in una corte o davanti a un portone o in un canale. Si impara presto che a Venezia, nel camminare come per tutto il resto, la via più breve non porta da nessuna parte.
La città parallela è quella che in molti avremmo in mente: una città "umana", sia per i residenti che per i turisti, una città economicamente plurale e variata, non consegnata soltanto alla motilità pendolare e al commercio minuto e bancarellaro; una città che affiancasse alla natura espositiva, all'andamento precario e giornaliero, anche una natura produttiva e di servizio, incentivando l'insediamento e la permanenza.
Le città d'arte vivono soltanto se all'interno della città "eccezionale" sussiste ancora la città "normale". A questo fine ciascuno di noi ha certamente qualcosa da offrire, in cambio dell'infinitamente bello di cui, ad ogni istante, ad ogni passo, gode.
Daniele Del Giudice, «La Repubblica», 10 febbraio 2010
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