Arrivati a Dachau, con le solite urla, vennero mandate a dormire nelle docce senza che ancora venisse loro tolto nulla. Vera confessa di aver dormito. La mattina dopo fu tutto un andare da ufficio all’altro. Vera ricorda che furono colpite dai cani: avevano delle gualdrappe nere con la SS ricamata e pensarono a quanto fosse improponibile tanta ostentazione quando il destino della guerra era segnato. Poiché la sentenza diceva che la pena Vera e la cugina dovevano scontarla in un carcere e non in un campo, furono riportate a Monaco, nel carcere dove erano state da poco giustiziate le ragazze della Rosa Bianca. Nel carcere c’erano donne di tutte le provenienze. Rimasero un mese, lavorando tormentate dalle cimici. Rimasero lì un mese per poi essere trasferite nel carcere femminile di Aichach. Era un carcere duro, si lavorava, andavano anche in campagna per la raccolta delle barbabietole ma, dice Vera, non era nemmeno lontanamente paragonabile alle sofferenze di chi è stato nei campi. Senza contare che ha avuto la fortuna di essere in cella insieme alla cugina. E riuscivano perfino ad avere notizie dell’avanzata del fronte. Quando le mandarono a bruciare tutti documenti della sede del partito nazista capirono che la guerra stava davvero finendo.
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