- raccontato da Piero Terracina | 1928
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Provincia di Roma - Per la memoria | 26/08/2011
Piero ha superato otto selezioni che per Birkenau era una cosa inaudita. Le selezioni venivano fatte periodicamente per stabilire che era ancora in gradi di lavorare e chi era destinato alle camere a gas. E non era solo una questione di efficienza: arrivavano sempre nuovi deportati e bisognava liberare posti. Lo zio non passò la selezione poco dopo arrivato. E Piero perse di vista anche i due fratelli: uno venne portato a Danzica dove morì, l’altro venne portato via a piedi in una delle cosiddette marce della morte durante le quali chi non moriva di stenti veniva ucciso con un colpo di pistola perché caduto per terra dalla stanchezza. Alla fine, coi i russi alle porte, i tedeschi presero tutti dal campo per trasferirli verso l’interno della Germania. Piero pensò di morire in quella ultima marcia invece insieme ad alcuni compagni riuscì a scappare. Vagarono nella neve e nella notte poi videro le sagome di alcune costruzioni: erano arrivati al campo di Auschwitz Uno, il campo principale. I tedeschi erano andati via lasciando centinaia di morti per terra. Ma non c’erano più e di e portati ne erano rimasti pochissimi. Riuscirono a trovare da mangiare poi la mattina Piero uscì dalla baracca e vide un soldato russo: era il 27 gennaio del 1945.
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